Questa
è una nuova storia a cui sto lavorando, in attesa di potermi
dedicare meglio ai miei libri -in via di “costruzione”. Il genere
stavolta è fantasy, o meglio urban fantasy, in cui vedremo magia,
valori e intrighi mescolarsi senza sosta per un'avventura un po'
fuori dalle righe...
Buona
lettura!
SORCERERS'
DREAMING
”Ho vissuto dentro
ad un incubo per così tanti anni che ormai era piacevole. Avevo
sempre paura, terrore di poter finire male, con l'anima divorata,
senza riuscire a raggiungere la superficie, paralizzato o
intrappolato in cose orribili.
Ora che tutto è
finito... sono di nuovo al mondo, nella pace e mi sento male.
Laggiù potevo sempre
aspettarmi il peggio ed ero allenato. Ma qui, ora, cosa posso
aspettarmi?
Del bene? Affetti,
calore, bontà?
Non sono preparato.”
Non sono preparato.”
[Memorie di Aldeolar,
estratto del volume 2, edizione 139 l.k.]
Nehroi scese vittorioso
dalla scala della libreria, agitando con il braccio sinistro un
voluminoso tomo di mitologia antica.
«Guarda un po' cosa ha
trovato il genio di famiglia?», gongolò alla sorella, arrampicata
sulla scala alle sue spalle. <Sono o non sono il miglior cercatore
di...»
«Passa e taci!»
Il ragazzo soppesò il
volume e un sorrisetto beffardo gli si dipinse sul volto mentre lo
lanciava senza avvertire verso la testa di Savannah, di spalle e con
un braccio teso verso di lui. Il libro fece una parabola in aria,
sfiorando l'enorme lampada al neon che illuminava a stento gli
scaffali, lasciando una scia di polvere dietro di sé, e stava per
piombare violentemente sui capelli neri della ragazza quando si fermò
ad appena un centimetro da loro, come se fosse appeso al soffitto da
un filo.
Savannah si voltò
lentamente, gli occhi ridotti a due fessure e il libro ancora sospeso
sopra di lei. «Molto maturo, complimenti», sibilò acida.
«Non eri tu quella che
voleva impratichirsi di più con gli incantesimi sulla Terra?»,
rispose innocentemente Nehroi facendo spallucce.
La ragazza abbassò un
angolo della bocca con disappunto. «Non questo tipo di incantesimi»,
borbottò mentre il libro si depositava dolcemente sul suo braccio
ancora teso.
Saltò giù dalla scala e
prese posto ad un tavolo lì vicino, iniziando a sfogliare il tomo
mentre il fratello la imitava e si sedeva di fronte a lei. Portò due
dita sotto il collo della maglietta e ne estrasse un ciondolo di
legno decorato in oro per giocherellarci nell'attesa.
Le pagine frusciavano in
continuazione mentre Savannah le girava rapidissimamente in cerca del
documento di interesse. «Sai che non devi mostrarlo in giro», lo
ammonì.
Nehroi si guardò attorno
con spavalderia, indicando il muro alle sue spalle e gli scaffali ai
suoi lati. «Davvero credi che qualcuno possa vederlo e riconoscerlo?
Qui? »
«Il
contatto con il calore corporeo gli fornisce l'energia necessaria a
proteggerti, non dovresti tenerlo così», proseguì lei ignorandolo.
«Lo
sto toccando anche ora e mi ritengo sufficientemente protetto per...»
«Rimettilo
a posto!»
Nehroi
si accigliò. «Tra noi due dovresti essere tu a indossarlo...»,
bofonchiò tra i denti, irritato.
Altre
pagine svolazzarono sotto il naso della ragazza. «Non se ne parla.
Oh, ecco qui!»
Si
schiarì la voce e iniziò a leggere. Nehroi rimise il medaglione al
suo posto e si sistemò sulla sedia, attento.
“C'è una grotta, a
Bastreth, ed è diversa dalle altre della valle.
È incastonata come
una gemma nera in un oceano di rocce piene di muschio e solo gli
scalatori più esperti e coraggiosi possono raggiungerla.
C'era un tempo in cui
questa grotta era più accessibile, accanto al lago ai piedi della
montagna, e si vociferava che chi ne uscisse vivo sarebbe stato
investito dei migliori e più magnifici poteri che un uomo potesse
anche solo immaginare.
In molti vi si
addentravano.
Pochissimi ne
uscivano.
Perché quando le
tenebre di Mjoklur ricoprivano il corpo del coraggioso o avventato
visitatore, ricoprivano anche la sua anima, e difficilmente potevano
liberarsene.
Quando Aldeolar,
figlio di Mehinlar e valoroso guerriero del sud, vi si addentrò e
riuscì a tornare alla luce, dopo otto lunghi anni, tutti in paese
sapevano che ogni cosa in lui era cambiata.
Portava un talismano
al collo, grande come il pugno di un neonato e duro come il diamante
più pregiato, ma non era solo quello a rendere il valoroso guerriero
diverso: nessuno a Bastreth non aveva potuto notare il fisico, lo
spirito, il nuovo modo di guardare il mondo e di affrontarlo.
Aldeolar era diventato
potente, oltre ogni dire, e cupo, pieno delle peggiori tristezze e
atrocità che un umano potesse sopportare, fino a diventare
qualcos'altro, qualcosa che nessuno a Bastreth aveva mai incontrato.
Ma prima di annegare
in quel mare nero, denso e nebuloso che ea diventato il suo cuore
aveva fatto un dono alla comunità spostando, pietra su pietra, la
grotta un po' più in su, laddove nessun altro avrebbe potuto
addentrarsi e patire le sue stesse sofferenze. Poi si lasciò cadere
da quell'altitudine, provando forse un ultimo istante di vita prima
di addormentarsi, finalmente in pace.”
«Che ne dici? Partiamo?»
Savannah gli scoccò
un'occhiataccia e chiuse di scatto il librone, generando una nuvola
di polvere che fece tossicchiare il ragazzo. I suoi occhi affilati
sbucavano spettralmente dalla coltre grigia.
«Non essere sciocco, è
solo una leggenda infondata», soffiò.
«Noi viviamo di
leggende infondate», le fece notare Nehroi con uno sguardo
derisorio. «Se non te ne fossi accorta non abbiamo mai fatto altro
che impossessarci di tesori dimenticati dall'umanità e dal mondo
perché appartenenti al regno delle “favole della buonanotte”.»
Savannah sbuffò,
allontanò da sé il libro e si afferrò una ciocca di capelli
rigirandosela tra le dita, in cerca di doppie punte. Era il suo modo
per manifestare irritazione.
«Meno male che c'è il
mio fratellino a farmelo notare, se no non saprei affatto che siamo
nei registri dell'interpol dai tempi dell'asilo...»
Il ragazzo le afferrò la
mano e la tirò verso il tavolo, facendo abbassare di colpo la
sorella, presa di sorpresa. «Shh! Che fai, ci vuoi far beccare come
dei principianti?»
Savannah alzò gli occhi
e si staccò dalla presa con un gesto secco, tornando alla sua
attività di ricerca delle doppie punte, incrociando stizzita le
gambe sulla sedia accanto. «Beccare da chi, dalla bacucca in cassa?
Quella è già tanto se si sveglia la sera per tornare a casa, lo
sai.»
«Quindi io non posso
giocherellare con il medaglione ma tu puoi parlare della nostra vita
tranquillamente?», bofonchiò. «Naaaa, lasciamo perdere!»
Nehroi sbuffò e scosse
la testa, poi la sua attenzione tornò a Bastreth e ad Aldeolar.
Savannah strappò con decisione un capello nero e lo gettò
trionfalmente a terra.
«Il nonno aveva detto
che la grotta esiste sul serio, però...», tentò lui a voce bassa
rivangando ricordi vecchissimi.
«Che una grotta esista è
un conto, che porti effettivamente a Mjoklur e ti uccida o faccia
uscire potentissimo e mentalmente instabile è un altro. Inoltre non
ci ha fornito alcuna indicazione sul talismano... questa descrizione
è inutile.»
Nehroi corrugò la fronte
e il suo viso si fece più serio. Abbassò lo sguardo sul titolo del
volume che la sorella aveva lasciato sul tavolo e storse il naso.
«Secondo me questa
storia è nel volume sbagliato», esordì. «Troppe persone credono
che Mjoklur esiste veramente per poter essere solo una favola.»
«Molti credono anche a
Babbo Natale», puntualizzò la ragazza in tono scettico.
Nehroi scosse la testa.
«Tutti sanno che non esiste, fingono di crederci per divertimento.»
Si portò le mani fredde
sulla maglietta, per spostare il colletto che gli pizzicava la pelle,
scoprendo per un istante un tatuaggio rosso e viola che spiccava da
sotto la cordicella del medaglione.
«Il sigillo fa ancora il
suo effetto?», domandò lei preoccupata senza alzare gli occhi.
Nehroi mugugnò e annuì.
«Però non sarebbe male avere qualche potere in più per...»
Le mani di Savannah si
mossero rapidamente e sbatterono sul tavolo metallico con la potenza
di un fulmine, mentre la faccia della ragazza entrava
rapidissimamente nel campo visivo del ragazzo, fermandosi solo quando
tra i loro nasi non passava più di un centimetro.
«Non andrai a cercare
deliberatamente la morte perché forse
puoi diventare più forte, capito? Un conto è rubare oggetti
magici qua e là, un altro è sperimentare sulla propria pelle se una
leggenda di chissà quanti secoli fa è reale o no! Noi eravamo
interessati solo al talismano di Aldeolar, non andremo ad abbracciare
le tenebre di Mjoklur!», tuonò minacciosa, con gli occhi
ostinatamente puntati nei suoi.
Nehroi deglutì,
intimidito, e si inumidì le labbra nervosamente. Poi però prese per
mano il suo coraggio e si alzò in piedi, riscattandosi dall'attacco
psicologico della sorella. «Smettila con queste scenate da mammina,
è dalla morte di Lorwar che ti sei rammollita e ormai non vedi più
con chiarezza il nostro lavoro!»
Le guance di Savannah
avvamparono. «Non è vero!»
«Sì invece!»
La ragazza indurì lo
sguardo e catalizzò la sua determinazione in uno sguardo furente.
«La prudenza non è debolezza», sibilò velenosa.
Nehroi schioccò la
lingua contro il palato e guardò altrove, ticchettando nervosamente
la punta del piede a terra. La vita era già stata abbastanza
complicata senza che morisse anche il loro fratello minore. Lui era
rimasto ustionato dall'esplosione del tempo di Ajak e Savannah era
riuscita ad impossessarsi del diadema della regina appena in tempo...
ma al loro ritorno Lorwar era stato catturato dai sacerdoti egiziani
e giustiziato sotto i loro occhi per il furto. Savannah non aveva
superato facilmente lo shock, e passarono settimane su settimane
prima che riuscisse a materializzare nuovamente un portale che li
riportasse alla base.
E una volta arrivati lì,
tornò la guerriera di sempre e si dedicò anima e corpo per stilare
una lista di nuovi manufatti da rubare, per fortificarsi e impedire
che un evento del genere potesse riaccadere.
Fu Nehroi a trovare una
traccia sulla leggenda di Aldeolar negli appunti del nonno e a
convincerla a scendere sulla Terra a raccogliere informazioni nelle
sezioni di Mitologia.
«Tanto sono tutte
frottole, no?», la provocò. «Di cosa hai paura?»
Le labbra rosee della
ragazza si piegarono in un ghigno e piccoli denti bianchi fecero
capolino da dietro di esse, candidi e luminosi in quell'area buia di
una biblioteca dimenticata di New York.
«Massì, vengo con te»,
ammiccò. «Non posso perdermi l'occasione di canzonarti con il mio
adorato “te l'avevo detto”, no?»
Nehroi sorrise a sua
volta, beffardo. «Lo vedremo.»
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