"Dietro ai suoi occhi c'è terra bruciata, e uno spirito abbandonato. Se si potesse guardare oltre, si vedrebbe la sua ingenuità e dolcezza; era una ragazza piuttosto timida e riservata prima che la sua vita venisse distrutta dal fato..." [Marika e Perla - prologo]

lunedì 2 luglio 2012

Sorcerers' Dreaming - La leggenda di Aldeolar [cap. 1]


Questa è una nuova storia a cui sto lavorando, in attesa di potermi dedicare meglio ai miei libri -in via di “costruzione”. Il genere stavolta è fantasy, o meglio urban fantasy, in cui vedremo magia, valori e intrighi mescolarsi senza sosta per un'avventura un po' fuori dalle righe...
Buona lettura!  


SORCERERS' DREAMING

Ho vissuto dentro ad un incubo per così tanti anni che ormai era piacevole. Avevo sempre paura, terrore di poter finire male, con l'anima divorata, senza riuscire a raggiungere la superficie, paralizzato o intrappolato in cose orribili.
Ora che tutto è finito... sono di nuovo al mondo, nella pace e mi sento male.
Laggiù potevo sempre aspettarmi il peggio ed ero allenato. Ma qui, ora, cosa posso aspettarmi?
Del bene? Affetti, calore, bontà?
Non sono preparato.”
[Memorie di Aldeolar, estratto del volume 2, edizione 139 l.k.]

Nehroi scese vittorioso dalla scala della libreria, agitando con il braccio sinistro un voluminoso tomo di mitologia antica.
«Guarda un po' cosa ha trovato il genio di famiglia?», gongolò alla sorella, arrampicata sulla scala alle sue spalle. <Sono o non sono il miglior cercatore di...»
«Passa e taci!»
Il ragazzo soppesò il volume e un sorrisetto beffardo gli si dipinse sul volto mentre lo lanciava senza avvertire verso la testa di Savannah, di spalle e con un braccio teso verso di lui. Il libro fece una parabola in aria, sfiorando l'enorme lampada al neon che illuminava a stento gli scaffali, lasciando una scia di polvere dietro di sé, e stava per piombare violentemente sui capelli neri della ragazza quando si fermò ad appena un centimetro da loro, come se fosse appeso al soffitto da un filo.
Savannah si voltò lentamente, gli occhi ridotti a due fessure e il libro ancora sospeso sopra di lei. «Molto maturo, complimenti», sibilò acida.
«Non eri tu quella che voleva impratichirsi di più con gli incantesimi sulla Terra?», rispose innocentemente Nehroi facendo spallucce.
La ragazza abbassò un angolo della bocca con disappunto. «Non questo tipo di incantesimi», borbottò mentre il libro si depositava dolcemente sul suo braccio ancora teso.
Saltò giù dalla scala e prese posto ad un tavolo lì vicino, iniziando a sfogliare il tomo mentre il fratello la imitava e si sedeva di fronte a lei. Portò due dita sotto il collo della maglietta e ne estrasse un ciondolo di legno decorato in oro per giocherellarci nell'attesa.
Le pagine frusciavano in continuazione mentre Savannah le girava rapidissimamente in cerca del documento di interesse. «Sai che non devi mostrarlo in giro», lo ammonì.
Nehroi si guardò attorno con spavalderia, indicando il muro alle sue spalle e gli scaffali ai suoi lati. «Davvero credi che qualcuno possa vederlo e riconoscerlo? Qui? »
«Il contatto con il calore corporeo gli fornisce l'energia necessaria a proteggerti, non dovresti tenerlo così», proseguì lei ignorandolo.
«Lo sto toccando anche ora e mi ritengo sufficientemente protetto per...»
«Rimettilo a posto!»
Nehroi si accigliò. «Tra noi due dovresti essere tu a indossarlo...», bofonchiò tra i denti, irritato.
Altre pagine svolazzarono sotto il naso della ragazza. «Non se ne parla. Oh, ecco qui!»
Si schiarì la voce e iniziò a leggere. Nehroi rimise il medaglione al suo posto e si sistemò sulla sedia, attento.

C'è una grotta, a Bastreth, ed è diversa dalle altre della valle.
È incastonata come una gemma nera in un oceano di rocce piene di muschio e solo gli scalatori più esperti e coraggiosi possono raggiungerla.
C'era un tempo in cui questa grotta era più accessibile, accanto al lago ai piedi della montagna, e si vociferava che chi ne uscisse vivo sarebbe stato investito dei migliori e più magnifici poteri che un uomo potesse anche solo immaginare.
In molti vi si addentravano.
Pochissimi ne uscivano.
Perché quando le tenebre di Mjoklur ricoprivano il corpo del coraggioso o avventato visitatore, ricoprivano anche la sua anima, e difficilmente potevano liberarsene.
Quando Aldeolar, figlio di Mehinlar e valoroso guerriero del sud, vi si addentrò e riuscì a tornare alla luce, dopo otto lunghi anni, tutti in paese sapevano che ogni cosa in lui era cambiata.
Portava un talismano al collo, grande come il pugno di un neonato e duro come il diamante più pregiato, ma non era solo quello a rendere il valoroso guerriero diverso: nessuno a Bastreth non aveva potuto notare il fisico, lo spirito, il nuovo modo di guardare il mondo e di affrontarlo.
Aldeolar era diventato potente, oltre ogni dire, e cupo, pieno delle peggiori tristezze e atrocità che un umano potesse sopportare, fino a diventare qualcos'altro, qualcosa che nessuno a Bastreth aveva mai incontrato.
Ma prima di annegare in quel mare nero, denso e nebuloso che ea diventato il suo cuore aveva fatto un dono alla comunità spostando, pietra su pietra, la grotta un po' più in su, laddove nessun altro avrebbe potuto addentrarsi e patire le sue stesse sofferenze. Poi si lasciò cadere da quell'altitudine, provando forse un ultimo istante di vita prima di addormentarsi, finalmente in pace.”

«Che ne dici? Partiamo?»
Savannah gli scoccò un'occhiataccia e chiuse di scatto il librone, generando una nuvola di polvere che fece tossicchiare il ragazzo. I suoi occhi affilati sbucavano spettralmente dalla coltre grigia.
«Non essere sciocco, è solo una leggenda infondata», soffiò.
«Noi viviamo di leggende infondate», le fece notare Nehroi con uno sguardo derisorio. «Se non te ne fossi accorta non abbiamo mai fatto altro che impossessarci di tesori dimenticati dall'umanità e dal mondo perché appartenenti al regno delle “favole della buonanotte”.»
Savannah sbuffò, allontanò da sé il libro e si afferrò una ciocca di capelli rigirandosela tra le dita, in cerca di doppie punte. Era il suo modo per manifestare irritazione.
«Meno male che c'è il mio fratellino a farmelo notare, se no non saprei affatto che siamo nei registri dell'interpol dai tempi dell'asilo...»
Il ragazzo le afferrò la mano e la tirò verso il tavolo, facendo abbassare di colpo la sorella, presa di sorpresa. «Shh! Che fai, ci vuoi far beccare come dei principianti?»
Savannah alzò gli occhi e si staccò dalla presa con un gesto secco, tornando alla sua attività di ricerca delle doppie punte, incrociando stizzita le gambe sulla sedia accanto. «Beccare da chi, dalla bacucca in cassa? Quella è già tanto se si sveglia la sera per tornare a casa, lo sai.»
«Quindi io non posso giocherellare con il medaglione ma tu puoi parlare della nostra vita tranquillamente?», bofonchiò. «Naaaa, lasciamo perdere!»
Nehroi sbuffò e scosse la testa, poi la sua attenzione tornò a Bastreth e ad Aldeolar. Savannah strappò con decisione un capello nero e lo gettò trionfalmente a terra.
«Il nonno aveva detto che la grotta esiste sul serio, però...», tentò lui a voce bassa rivangando ricordi vecchissimi.
«Che una grotta esista è un conto, che porti effettivamente a Mjoklur e ti uccida o faccia uscire potentissimo e mentalmente instabile è un altro. Inoltre non ci ha fornito alcuna indicazione sul talismano... questa descrizione è inutile.»
Nehroi corrugò la fronte e il suo viso si fece più serio. Abbassò lo sguardo sul titolo del volume che la sorella aveva lasciato sul tavolo e storse il naso.
«Secondo me questa storia è nel volume sbagliato», esordì. «Troppe persone credono che Mjoklur esiste veramente per poter essere solo una favola.»
«Molti credono anche a Babbo Natale», puntualizzò la ragazza in tono scettico.
Nehroi scosse la testa. «Tutti sanno che non esiste, fingono di crederci per divertimento.»
Si portò le mani fredde sulla maglietta, per spostare il colletto che gli pizzicava la pelle, scoprendo per un istante un tatuaggio rosso e viola che spiccava da sotto la cordicella del medaglione.
«Il sigillo fa ancora il suo effetto?», domandò lei preoccupata senza alzare gli occhi.
Nehroi mugugnò e annuì. «Però non sarebbe male avere qualche potere in più per...»
Le mani di Savannah si mossero rapidamente e sbatterono sul tavolo metallico con la potenza di un fulmine, mentre la faccia della ragazza entrava rapidissimamente nel campo visivo del ragazzo, fermandosi solo quando tra i loro nasi non passava più di un centimetro.
«Non andrai a cercare deliberatamente la morte perché forse puoi diventare più forte, capito? Un conto è rubare oggetti magici qua e là, un altro è sperimentare sulla propria pelle se una leggenda di chissà quanti secoli fa è reale o no! Noi eravamo interessati solo al talismano di Aldeolar, non andremo ad abbracciare le tenebre di Mjoklur!», tuonò minacciosa, con gli occhi ostinatamente puntati nei suoi.
Nehroi deglutì, intimidito, e si inumidì le labbra nervosamente. Poi però prese per mano il suo coraggio e si alzò in piedi, riscattandosi dall'attacco psicologico della sorella. «Smettila con queste scenate da mammina, è dalla morte di Lorwar che ti sei rammollita e ormai non vedi più con chiarezza il nostro lavoro!»
Le guance di Savannah avvamparono. «Non è vero!»
«Sì invece!»
La ragazza indurì lo sguardo e catalizzò la sua determinazione in uno sguardo furente. «La prudenza non è debolezza», sibilò velenosa.
Nehroi schioccò la lingua contro il palato e guardò altrove, ticchettando nervosamente la punta del piede a terra. La vita era già stata abbastanza complicata senza che morisse anche il loro fratello minore. Lui era rimasto ustionato dall'esplosione del tempo di Ajak e Savannah era riuscita ad impossessarsi del diadema della regina appena in tempo... ma al loro ritorno Lorwar era stato catturato dai sacerdoti egiziani e giustiziato sotto i loro occhi per il furto. Savannah non aveva superato facilmente lo shock, e passarono settimane su settimane prima che riuscisse a materializzare nuovamente un portale che li riportasse alla base.
E una volta arrivati lì, tornò la guerriera di sempre e si dedicò anima e corpo per stilare una lista di nuovi manufatti da rubare, per fortificarsi e impedire che un evento del genere potesse riaccadere.
Fu Nehroi a trovare una traccia sulla leggenda di Aldeolar negli appunti del nonno e a convincerla a scendere sulla Terra a raccogliere informazioni nelle sezioni di Mitologia.
«Tanto sono tutte frottole, no?», la provocò. «Di cosa hai paura?»
Le labbra rosee della ragazza si piegarono in un ghigno e piccoli denti bianchi fecero capolino da dietro di esse, candidi e luminosi in quell'area buia di una biblioteca dimenticata di New York.
«Massì, vengo con te», ammiccò. «Non posso perdermi l'occasione di canzonarti con il mio adorato “te l'avevo detto”, no?»
Nehroi sorrise a sua volta, beffardo. «Lo vedremo.»

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