"Dietro ai suoi occhi c'è terra bruciata, e uno spirito abbandonato. Se si potesse guardare oltre, si vedrebbe la sua ingenuità e dolcezza; era una ragazza piuttosto timida e riservata prima che la sua vita venisse distrutta dal fato..." [Marika e Perla - prologo]

sabato 17 marzo 2012

Geografia (chiamiamola così)

"Ma dov'è ambientata la storia?"

Se ve lo siete chiesti anche voi, rasserenatevi: non è ambientata in nessun posto preciso.
Capisco che può sembrare strano (mi è stato detto che è un dettaglio che disorienta perché, giustamente, un lettore vuole collocare più precisamente ciò che legge) ma è una cosa che ho eliminato appositamente e facendo pure molta attenzione. Non vi nascondo che è stato faticoso glissare ogni volta sul nome della città, sarebbe stato molto più semplice dire all'inizio "Abito a Domodossola etc", ma non faceva per me e non faceva, soprattutto, per la mia storia.
Forse perché ho pensato fin da subito che una volta piantata la bandierina del luogo si sarebbe iniziato a collocare gli avvenimenti troppo razionalmente e sarebbe andato parzialmente perso il coinvolgimento nella storia... non so spiegarlo bene ma il mio libro vive, non racconta, quindi ho preferito lasciarlo come un flusso di pensieri e non di dati, togliendo il superfluo che avrebbe distratto il lettore dalla vicenda nuda e cruda.

Magari vi chiederete: "perché non hai sparato un nome inventato? Perché hai voluto cancellare i personaggi e la loro vicenda dalla cartina geografica?" 
Ma per dar più spazio a loro, ovvio! ^^
Essendo tutta la storia incentrata su Marika con una prima persona singolare presente a narrare il tutto, non ho trovato giusto, anzi mi sembrava davvero pesante e di troppo, specificare dove si trovasse. Voi quante volte in una giornata pensate alla città in cui vivete? Pensate alle vie, ai percorsi da fare, agli impegni... a meno che non giriate paesi e città ogni giorno per lavoro, non credo di sbagliare dicendo che son poche.
E così anche Marika pensa ai dettagli e non si sveglia dicendo "Sono a Roma".
(... mi spiace se vi può sembrare un ragionamento assurdo, se mi conosceste sareste d'accordo che rientra nella media dei miei soliti! :P)

Ma andiamo avanti, perché il mio voler togliere dalla cartina i personaggi non si è fermato all'eliminazione di una città specifica, nossignore! 
E allora cosa?
I personaggi stessi, signori, sono loro il secondo passo per un calderone indefinito di persone e non di etichette! 
Personalmente è la cosa che preferisco di più tra le mie scelte per caratterizzare il libro... seguitemi:
Marika Saruno è mezza italiana e mezza greca, lo dice lei stessa; Johan Merf è tedesco, anche se non precisato; i fratelli Kelcher sono inglesi, come si evince dai nomi Simon ed Eli. Infine il signor Cilldieu è certamente francese, l'aggressore Izidor è slavo, Yumi è asiatica, Carlos è spagnolo, Anna ha la madre scandinava... l'avete notato?

Quel che ho voluto creare è un mondo - o quanto meno, una città (non sono così megalomane)- in cui tutti vivono esattamente alla stessa maniera, senza problemi o discriminazioni di ogni sorta per la loro provenienza. Ognuno viene da una parte del mondo diversa e a nessuno importa. Nel mio piccolo spazio "ageografico" tutti parlano la stessa lingua, nessuno è strano o emarginato per le sue origini.
Mi piacerebbe che fosse un po' così anche da noi; io faccio del mio meglio per avere un atteggiamento giusto, ma mi accorgo che non è sempre facile e, soprattutto, che non è così per tutti. 
Siamo tutti uguali, nessuno è diverso e ognuno vive alla stessa maniera in qualunque luogo sia. 

Questo è il concetto base su cui ho fatto ruotare i luoghi e i personaggi, spero non disorienti troppo. :)

sabato 3 marzo 2012

Introducing the Book


Nel Maggio scorso ho iniziato a riconsiderare seriamente una mia fanfiction, nata nel 2008 e ora cancellata per ovvi motivi, la cui trama era sufficientemente arzigogolata da poter meritare qualcosa di più di pixel e nomi presi in prestito dai manga. Dopo qualche mese di rielaborazione, progetti scritti su post-it regolarmente persi e reinventati e di costrizione di amici (santi!) per leggere ciò che stava venendo fuori... ecco che la fanfiction è diventata libro cartaceo e ora è oggetto di questo blog.

Può sembrare banale, ma ritengo la scrittura il mio vero sfogo e modo di esprimermi; sono anni che invece di piangere o arrabbiarmi mi chiudo in camera e piantono scrivania e pc finché non ho riempito almeno una ventina di pagine di word. Talvolta, quel che esce da questi flussi finisce nelle mie storie, ma è piuttosto raro.
Dico questo per mettere le mani avanti e rispondere alla tipica domanda che suscita la lettura di Marika e Perla: "Ma è autobiografico? Almeno un pochino?"
No, affatto. Come ho detto nel post di presentazione, trovo le trame comuni troppo banali e nel mio libro ho cercato di trovare il colpo di scena ad ogni capitolo, come se una folata di vento dovesse ribaltare le carte ogni volta che in alto compare il numero successivo. E' un metodo che ho iniziato ad usare nelle mie fanfictions, quando volevo a tutti i costi non far scendere il numero di recensioni dei vari capitoli e quindi ero solita spremere le meningi finché non mi usciva una nuova bomba da lanciare e, ancora oggi, non lo ritengo cattivo.
Per quanto riguarda lo stile, è evidente che non ho usato il classico "terza persona singolare al passato" e nemmeno il "prima persona singolare al passato" che ultimamente sta tornando di moda. Io ho giocato il mio stile di scrittura su una (difficile, almeno da sviluppare per tanto tempo) prima persona singolare al presente, mio esperimento letterario che cerca di coinvolgere il più possibile il lettore, facendogli toccare veramente con mano le varie vicende narrate.
I ritmi sono serrati e le tinte sono forti ma, in fondo, la vita non è a colori pastello...
Enojy your reading! ^^